che il concetto di “squadra materasso”, salvo rari casi, è pressoché sparito dal calcio moderno. Non si può più affermare che una squadra parta nettamente sfavorita una competizione, se non correndo il serio rischio di essere smentiti alla prima occasione. Tuttavia, nella storia meno recente del calcio si trovano tantissimi casi di squadre partecipanti anche ai mondiali di calcio, ma senza alcuna possibilità di ben figurare. La necessità di rappresentare tutti (o quasi) i continenti nella kermesse e mille ragioni storiche accessorie, hanno permesso a nazionali spesso improbabili di presentarsi al via della competizione. Le prime edizioni dei mondiali, per quanto teoricamente limitate a sole 16 squadre, presentarono non pochi problemi agli organizzatori, che dovettero faticare per raccattare delle nazionali disposte a sobbarcarsi dei costi di trasferta astronomici per un calcio ancora amatoriale e privo di sponsor munifici. Fu così che nel 1930, in Uruguay, si presentarono ai nastri di partenza solo 13 compagini, principalmente sudamericane, con solo Belgio, Francia, Jugoslavia e Romania a difendere l’onore europeo al primo mondiale. Tuttavia in quell’occasione non si videro in campo nazionali “pittoresche”, visto che tutte le partecipanti sarebbero state riviste in una competizione mondiale. Per l’edizione 1934, in Italia, si disputarono le prime qualificazioni, il che permise una certa scrematura dei partecipanti senza presentare sulla carta delle selezioni vistosamente svantaggiate. L’assegnazione dei mondiali del ’38 alla Francia provocò la prima frattura della storia dei mondiali, con le sudamericane (tranne il Brasile) ritirate in massa per il fatto che non era stata rispettata l’alternanza Europa-Sud America. La scarsità di partecipanti portò al mondiale Cuba, che si fermò ai quarti seppellita dagli 8 gol della Svezia, e le Indie Olandesi, ossia l’attuale Indonesia, che nemmeno aveva ottenuto l’indipendenza dall’Olanda e che tornò subito a casa dopo aver raccolto in fondo al sacco i sei palloni rifilatigli dall’Ungheria negli ottavi. Il primo mondiale brasiliano, nel 1950, si disputò lontano da un’Europa ancora devastata dal conflitto mondiale e con sole 13 squadre, a causa di tre ritiri dell’ultima ora. Fra questi, fece specie il forfait dell’India (che non si sarebbe mai più qualificata), ritiratasi perché avrebbe voluto far giocare a piedi nudi i propri calciatori, non abituati all’uso delle scarpette. Le successive edizioni, grazie all’aumento vertiginoso delle nazionali iscritte alle qualificazioni ed ai soli 16 posti disponibili, provocarono esclusioni molto più fragorose di qualunque qualificazione a sorpresa, almeno fino ad Inghilterra ’66, in cui la Corea del Nord, partita con pochissime speranze, sorprese il mondo eliminando l’Italia col famoso gol di Pak-Doo-Ik nella fase a gironi ed uscendo ai quarti col Portogallo dopo essere stata in vantaggio addirittura per 3-0.
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| La rete di Pak-Doo-Ik |
Messico ’70 portò alla ribalta la sorprendente
ed unica qualificazione di Israele, subito eliminato ai gironi malgrado i due
pareggi, uno dei quali rimediato, ça va
sans dire, con l’Italia. Nel ’74 la parte della Cenerentola spettò allo Zaire,
tornato a casa dopo i gironi con ben 14 reti in tre partite sul groppone, e ad
Haiti, che prese lo stesso numero di reti ma riuscì a segnarne due, una delle
quali sbatté fuori dai gironi (uh, guardate!) l’Italia. In Argentina nel ’78 fu
l’Iran a fare da comparsa, mentre nell’edizione di Spagna ’82 l’aumento del
numero di partecipanti a 24, ci regalò le performance di El Salvador (già
presente nel ’70), che prese dieci gol dall’Ungheria, della Nuova Zelanda (12
gol subiti nei gironi) e del Kuwait, che contro la Francia vide il sultano
alzarsi e minacciare l’arbitro di ritirare la propria squadra se non fosse
stato annullato un gol alla Francia, che giocava contro i suoi. Dopo parecchi
minuti di imbarazzo, l’arbitro Stupar annullò il gol venendo giustamente
sospeso a fine partita per aver ceduto alle pressioni inficiando il risultato
di una partita.
Messico ’86 vide Iraq, Corea del Sud e Canada
uscire subito, ma con onore, mentre gli Emirati Arabi Uniti ad Italia ’90, malgrado
i 5 fratelli Mubarak e Chiambretti come testimonial e
tifoso, finirono ultimi nel loro girone con 11 gol presi.
Quattro anni dopo fu la Grecia a finire
dietro la lavagna dopo aver subito l’ultimo gol internazionale di Maradona (ed altri
9 oltre a quello), mentre a Francia ’98 la vituperata Giamaica si tolse lo
sfizio di battere il Giappone e lasciargli l’ultimo posto nel girone. La sempre
più capillare diffusione del calcio e l’ascesa della scuola asiatica ed
africana hanno provocato, malgrado l’allargamento dei ranghi a 32 partecipanti,
un livellamento delle prestazioni che di fatto ha relegato le ultime vere
squadre materasso sono state relegate alla Confederation Cup, con la
malcapitata Tahiti umiliata 10-0 dalla Spagna ed eliminata con un passivo di be
24 reti in tre partite, a fronte di un solo storico gol segnato.
The Backmarker
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