lunedì 30 giugno 2014

La battaglia di Belo Horizonte



In un caldo sabato pomeriggio la temperatura è stata, ancor di più, alzata dall’ottavo di finale 
Brasile – Cile, una partita piena di emozioni  e di tensione per gli amanti del calcio.

Una “battaglia” senza esclusioni di colpi a Belo Horizonte, gamba contro gamba, mai un’azione ha mancato di suscitare delle
Vargas ed Hulk
emozioni, in quei 120 minuti si è respirato calcio puro, non solo per la caratura tecnica dei giocatori presenti in campo ma anche per l’agonismo e la tenacia dimostrata da loro.

Il Brasile, con la formazione già vista nelle partite precedenti, scende in campo con la consapevolezza di non poter sbagliare niente, di dover lottare fino all’ultimo secondo della partita perché un solo errore potrebbe pregiudicare un sogno mai realizzato, vincere un mondiale in Brasile.

Il Cile sa che sta facendo la storia del calcio, sfida i padroni di casa ma lo fa a testa alta perché, questa volta, i cileni non hanno paura, sanno che sono capaci di tutto anche di buttare fuori i brasiliani dal mondiale dei mondiali.

David Luiz e Fred
I brasiliani cominciano il match tenendo palla, imponendo il loro gioco e dopo alcune occasioni da entrambe le parti David Luiz porta in vantaggio il Brasile al minuto 18 su calcio d’angolo battuto da Neymar. I cileni non si danno per vinti, non è nel loro dna, sanno bene che c’è una partita intera davanti a loro ed in poco tempo conquistano campo, iniziano a tenere palla e a fare un pressing asfissiante su ogni palla giocata dai brasiliani. La tenacia dei cileni viene premiata, Hulk perde palla su una rimessa di Marcelo, Sanchez la riceve e buca un incolpevole Julio Cesar.
Sanchez trafigge Julio Cesar

La partita procede velocemente tra continue occasioni da gol, anche un gol di Hulk giustamente annullato perché viziato da una fallo di mano, che riescono a tenere col fiato sospeso chiunque la stesse vedendo, giungendo così ai supplementari.

I brasiliani come i cileni prendono fiato, distendono le loro gambe tramortite da crampi che possiamo solo immaginare, il caldo non dà tregua ma sanno che non è finita, non ancora.

I tempi supplementari non sono altro che lo specchio dei 90 minuti appena passati, infatti le 2 squadre battagliano senza sosta, su ogni pallone, su ogni centimetro del campo. Proprio in essi assistiamo ad un Brasile che cerca disperatamente il gol della vittoria, ma l’occasione più chiara ed incredibile di tutta la partita è di Pinilla che, ricevuta palla al limite dell’area di rigore, tira con una violenza inaudita il pallone in porta andando a colpire in pieno la traversa e lasciando sul posto Julio Cesar.

Il Brasile adesso ha davvero paura, ma il cronometro salva i verdeoro mandando le squadre ai rigori.

L’aria è carica di tensione, Julio Cesar inizia a piangere, viene consolato ma i brasiliani, che hanno stampato sul volto i segni della stanchezza fisica e mentale, sanno che questa partita può finire male.

Sul dischetto si presenta David Luiz che, sicuro di sé, segna; poi è il turno di Pinilla che si fa parare un bruttissimo rigore, stessa cosa Sanchez che cerca di angolare la palla; Willian spreca tutto buttandola fuori ed Hulk lo segue facendosi parare un tiro centrale da Bravo; Diaz tira centrale spiazzando Julio Cesar e portando in parità il match; ora Neymar ha su di sé una responsabilità gigantesca,  ma non fallisce e spiazza il portiere cileno; Jara posiziona il pallone sul dischetto tra i fischi del pubblico, tira e prende il palo.

I compagni festeggiano Julio Cesar
Il Brasile vola ai quarti anche se stanco ed acciaccato, la paura si trasforma in gioia, e per adesso si festeggia.



Il Cile torna a casa ma ha dimostrato a tutto il mondo che una nuova grande è appena nata facendo sentire il suo urlo in tutto il mondo. 


Il Rosso




sabato 28 giugno 2014

Finiti i gironi.....Avanti con gli ottavi

I gironi eliminatori del mondiale si sono chiusi riservandoci belle e brutte sorprese. Ma andiamo con ordine. 

Il girone A  si è chiuso con il passaggio agli ottavi di un Brasile difensivamente molto attento ma parso in difficoltà con un Messico in ottima condizione fisica e molto organizzato. Inaspettatamente la Croazia torna a casa, ci si aspettava molto da una formazione ricca di talenti e ben rodata come quella croata; infine il Camerun, del quale è rimasto solo il ricordo dei leoni d'africa di un tempo.

Il girone B registra lo straordinario crollo, fisico e mentale, della Spagna, infatti le furie rosse vengono umiliate dall'Olanda con un sonoro 5-1 e dal Cile 2-0, unica vittoria quella con l'Australia per 3-0.
L'Olanda, vincitrice del girone con 9 punti, si presenta come squadra ben organizzata e ricca di giocatori che possono riservare delle sorprese.
Il Cile è una delle sorprese di questo mondiale, atleticamente esplosivi e molto motivati, giocano al 100% per tutti i 90 minuti, però sono molto imprecisi sia nei passaggi che nei tiri a porta.
Infine l'Australia, ci mette tutto l'impegno possibile ma sono molto limitati sul piano tecnico e tattico.

Il girone C vede la straordinaria affermazione della Colombia su tutte le altre squadre del girone.
Rapidi come il vento, i colombiani hanno tra le loro fila giocatori come Cuadrado, Zuniga, Ibarbo, Jackson Martinez e Rodriguez, miglior giocatore FIFA della fase a gironi. Tuttavia c'è ancora da registrare qualcosa in difesa.
La Costa d'Avorio, invece, riesce a deludere, infatti non sono bastate la tecnica e la velocità di giocatori come Drogba, Gervinho e Tourè per vincere il match che li avrebbe portati agli ottavi contro i greci.
La Grecia conferma di essere una formazione dalla pellaccia dura e, anche se ha un avvio scialbo con il Giappone e un 3-0 da parte della Colombia, riesce a portare i 3 punti a casa al 93' contro gli ivoriani.
I giapponesi, come i fantasmi di The Ring, appaiono fugacemente agli occhi degli spettatori facendoci porre il seguente dubbio: "il Giappone è arrivato in Brasile?".

Il girone D ci riserva la più amara e brutta sorpresa per noi italiani, infatti l'Italia di Prandelli, dopo una bella partita, giocata bene e vinta 2-1 contro l'inghilterra, perde 1-0 contro la Costarica e 1-0 contro l'Uruguay. L'Italia, ossessionata da uno sterile possesso palla e orfana del Balotelli di Euro 2012, è totalmente in balia di se stessa, confusa e senza fiato. Gli italiani tornano a casa tra le polemiche, innescate dai senatori Buffon e De Rossi , che affermano l'inutilità di figurine e personaggi in squadra, contornate dalle dimissioni di Prandelli ed Abete.
La Costa Rica vince il girone e il titolo di ammazza grandi, infatti dopo aver rifilato un 3-1 all'Uruguay ed un incredibile 1-0 all'Italia, pareggia contro l'inghilterra. I costaricensi, caratterizzati da un gioco molto difensivo e da rapide ripartenze, hanno tra le loro fila giocatori interessanti come Campbell e Ruiz, mentre il resto della squadra colma il gap tecnico con tanto cuore.
 L'Uruguay, scottati dalla brutta sconfitta iniziale con la Costa Rica, vincono 2-1 contro gli inglesi grazie ad uno straordinario Suarez, recuperato da una operazione al menisco 28 giorni prima, e 1-0 contro i timidi italiani.
Infine L'inghilterra, votata all'attacco, paga l'inesperienza dei nuovi giocatori e l'assenza di gioco, ma  giocatori come Sterling, Sturridge danno qualche speranza futura alla nazione che ha inventato il calcio.

Il girone E vede una netta affermazione della Francia che dimostra una disarmante facilità nella conclusione a rete. Lo dimostrano il 5-2 contro la Svizzera e il 3-0 contro Honduras mentre l'unico pareggio lo ottiene contro un buon Ecuador. Tuttavia la Francia deve ancora dimostrare il suo valore contro una grande, ma il granitico gruppo formato da Deschamps e l'immensa qualità sprigionata dalla gioventù francese ci possono solo far immaginare cosa può fare questa squadra.
La Svizzera riesce a passare agli ottavi senza però suscitare molte emozioni, infatti il sonoro 5-2 dei francesi riporta gli svizzeri, formazione con buonissimi giocatori, alla loro dimensione di nazionale "contorno" del mondiale senza possibilità di arrivare in fondo. Il 3-0 contro Honduras e il 2-1 contro gli ecuadoregni rappresentano il minimo indispensabile richiesto ad una formazione come la Svizzera.
L'Ecuador ha giocato un buon girone e dispiace non vedere agli ottavi una formazione piena di buoni calciatori come E. Valencia e Montero, i quali devono ancora affinarsi per poter dimostrare il loro vero valore.
Il pareggio contro la Francia rappresenta, personalmente, un ottimo risultato per l'Ecuador e il 3-0 contro Honduras e la sconfitta per 2-1 contro gli elvetici, ci fanno intendere che l'Ecuador riserverà molte soprese in futuro.
Per Honduras è già un grande risultato poter partecipare ad un girone del mondiale, quindi bravi.

Nel girone F l'Argentina fa il pieno di punti contro formazioni che, sulla carta, non potevano costituire una vera minaccia per Messi e co.
Tuttavia c'è da dire che l'Argentina è stata salvata da Messi in alcune occasioni, pensiamo al 1-0 contro l'Iran al 91', e questo una nazionale come l'Argentina non può permetterselo.
Inoltre il 3-2 contro la Nigeria deve mettere in guardia Sabella sullo stato della difesa argentina, mentre il 2-1 contro la Bosnia ha consentito un'avanzata tranquilla per gli uomini di Sabella.
La Nigeria stacca il biglietto per gli ottavi grazie ad un noiosissimo 0-0 contro l'Iran ed un ottimo 1-0 contro la Bosnia, mentre si arrende all'Argentina solo dopo aver strenuamente combattuto.
Per l'Iran vale lo stesso discorso fatto per Honduras, qualificarsi ad un mondiale sembra una passeggiata per nazionali come Germania, Italia o Brasile, mentre per loro rappresentano un grande traguardo; già aver tenuto lo 0-0 fino al 93' contro l'Argentina è un buon risultato.
Invece dalla Bosnia ci si aspettava di più, purtroppo giocatori come Pjanic, Dzeko e Lulic non sono riusciti a trascinare la squadra nella prima qualificazione mondiale della Bosnia, ed anche l'emozione del debutto ha influito.

Il girone G registra la supremazia tecnica e tattica della Germania, che si afferma sui portoghesi per 4-1, sugli USA per 1-0 mentre pareggia 2-2 con il Ghana. 
Il Portogallo delude le aspettative di tantissimi tifosi e di Cristiano Ronaldo, il quale confessa che il Portogallo è molto limitato.
Gli Usa, grazie a Klismann, sono migliorati moltissimo sul piano tattico e tecnico e l'inserimento di calciatori che giocano in Europa ha arricchito molto la formazione americana. Pensiamo al pareggio coi portoghesi per 2-2, la sconfitta per 1-0 contro i tedeschi e la vittoria sui ghanesi per 2-1.
Il Ghana poteva essere un'altra sorpresa del mondiale, ma i litigi interni hanno minato questa bella squadra. Buon gioco, buoni giocatori, fisicamente forti, i ghanesi potevano fare davvero bene.

Il girone H è davvero il girone delle sorprese, infatti passano agli ottavi Belgio, con 9 punti, ed Algeria con 4 punti.
Il Belgio, straripante di giovani campioni, inizialmente timido si impone con forza sulle sue avversarie, dimostrando di essere capace di qualsiasi cosa.
Sull'Algeria nessuno ci avrebbe scommesso nemmeno un euro, eppure sono stati capaci di esprimere a sprazzi un buon calcio. Il 4-2 sulla Corea del sud è un risultato che deve farci pensare.
Ci si aspettava qualcosina di più dai coreani ma sono parsi spenti sotto tutti i punti di vista.
Infine la Russia di Capello torna mestamente a casa, deludendo parecchio soprattutto dal punto di vista tecnico.

 Ora non si aspetta altro che il primo ottavo di finale, quello tra Brasile e Cile, alle 18 di oggi; una partita davvero frizzante ed esplosiva sul piano tecnico e dello spettacolo. 

Tabellone Mondiali 2014
Buona visione e buon mondiale!


Il Rosso

giovedì 26 giugno 2014

La caduta di Natal: il tonfo del calcio italiano




In quel di Natal si è consumata uno dei momenti più tristi della storia del calcio italiano. L'Italia esce dal Mondiale, al girone di qualificazione, per la seconda volta consecutiva, sfornando una prestazione scialba contro l'Uruguay nello spareggio decisivo per il passaggio agli ottavi di finale.
Solo nei mondiali del 1962 e 1966 accadde la stessa cosa, però questa volta brucia molto di più rispetto a quattro anni fa, quando gli azzurri Campioni del Mondo uscirono a testa bassa dal mondiale sudafricano.
Si, perché, mentre quattro anni fa aleggiava nell'aria il fatto che il Lippi-bis non avrebbe (ri)portato i risultati del 2006 a causa di una squadra appagata della vittoria del Mondiale ed invecchiata di quattro anni, quest'anno c'erano tutte le premesse per disputare un ottimo Mondiale alla luce del percorso intrapreso nel 2010 da Prandelli.

IL FALLIMENTO DEL PROGETTO PRANDELLI - È stato lo stesso commissario tecnico ad ammettere il fallimento del suo percorso e a mettere se stesso sul banco degli imputati nella conferenza stampa post partita, momento in cui il cittì ed Abete hanno annunciato le loro dimissioni.
Eppure, il quadrienno di Prandelli è stato un percorso innovativo che ha fruttato l'arrivo in finale ad Euro 2012 (perso contro la Spagna pigliatutto di Del Bosque) e un terzo posto alla  Confederations Cup nel 2013.

IL GRUPPO - Prandelli ha basato il proprio progetto tecnico su dei concetti innovativi, quanto consolidati: il concetto di gruppo come squadra; possesso palla funzionale al gioco di squadra; team composto dal giusto mix di giovani e veterani. Questi sono stati i concetti, da sempre, espressi da Prandelli ed, infatti, la sua Nazionale si è contraddistinta per il consueto possesso palla e per la duttilità di adattamento dei singoli al fine di garantire il giusto equilibrio tattico (vedi De Rossi difensore centrale e Giaccherini esterno sinistro nel 3-5-2 utilizzato nell'ultimo europeo).
Nonostante i capisaldi, però, questa Nazionale è arrivata in Brasile con poche idee e confuse: forse per colpa dell'infortunio di Rossi e Montolivo, che hanno stravolto i piani del tecnico; per colpa dell'esplosione di calciatori come Immobile e Cerci, che lo hanno "condizionato"; la rinascita di Cassano uscito dal giro della Nazionale dal 2012 (e polemico con Prandelli perché "non si era più fatto vivo); il clima tropicale del Brasile che ha peggiorato la tenuta fisica della squadra. Insomma, parecchi fattori che, sommati alle prestazioni degli Azzurri, hanno determinato la debacle mondiale.

CICLO DELUDENTE - Nonostante i numerosi fattori, che hanno influenzato il Mondiale Azzurro, non bisogna dimenticarsi che sono i calciatori a comporre una squadra e a deciderne le sorti. Questa Nazionale è stata una squadra poco criticata, ma caricata dal peso di tante aspettative e, forse, leggermente sopravvalutata.
Eppure, era una Nazionale formata da senatori di esperienza e da "giovani" che nell'ultima stagione hanno disputato un grande campionato (alcuni rendendo più delle aspettative), ma non ancora pronti per un palcoscenico importante come la Coppa del Mondo.
È mancato soprattutto l'apporto del giocatore simbolo di questa generazione di calciatori: Mario Balotelli. Un calciatore di cui sono state tessute le lodi sin da adolescente, coccolato da sempre ogni volta che ha commesso uno sbaglio e sotto l'occhio dei riflettori per ogni minimo gesto, anche extra calcistico.
A ventiquattro anni è giusto fare un processo al calciatore che è stato da sempre osannato, che è stato trascinatore della Nazionale agli ultimi Europei e che doveva essere il simbolo del nostro calcio alla Coppa del Mondo.
Ma "Super Mario" è stato autore di prestazioni scialbe, dall'atteggiamento supponente e scontroso ed ha perso definitivamente l'occasione per smentire i suoi detrattori e tutti coloro che lo hanno definito un giocatore sopravvalutato.

Mario Balotelli
IL FUTURO - Il problema più serio riguarda il futuro della Nazionale e del calcio in Italia, poiché questo Mondiale ha rappresentato il fallimento di questo sport sia dal punto di vista tecnico che come sistema. Questo è il momento giusto per poter effettuare una rivoluzione vera e propria, a partire da infrastrutture adatte allo sviluppo dei vivai e delle future generazioni di calciatori, passando per la privatizzazione degli stadi per competere con le Big d'Europa.
Sono cose che verranno decise quando verrà colmato il vuoto di potere venutosi a creare improvvisamente dopo l'uscita di scena dell'Italia dal Mondiale.
Gianluigi Buffon e Cesare Prandelli
Però, probabilmente la cosa più importante è che, a partire da oggi ci sia una presa di coscienza da parte dell'attuale generazione dei calciatori nei confronti di se stessi per una maggiore responsabilità che rappresenterebbe il primo passo verso la maturazione.
I senatori di Berlino non ci sono più, adesso tocca a voi.
Andrea Pirlo

ODIPOO

martedì 24 giugno 2014

Mundial #3: Italia - Uruguay

Natal, 24 giugno 2014. Arena das Dunas.

E' arrivato il momento della verità, il momento in cui finalmente si capirà se questa nuova Nazionale ha le capacità per proseguire in questa competizione Mondiale o, se la finale raggiunta agli Europei del 2012, è stato solo il canto del cigno di una squadra guidata ancora dai senatori Campioni del Mondo di Germania nel 2006.

IL MATCH - E' la partita decisiva del girone, questo è quanto basta per descrivere l'importanza di questo match. E' uno scontro diretto dentro-fuori, chi perde è fuori dal Mondiale.
Gli Azzurri hanno a disposizione due risultati su tre per qualificarsi, l'Uruguay è costretto a vincere.
Pertanto, Prandelli deciderà soprattutto di difendersi e scenderà in campo con l'affidabile 3-5-2, di Juventina memoria, che garantisce maggiore solidità nella zona centrale della difesa (schierata con Barzagli, Bonucci e Chiellini), dove agiranno Cavani e Suarez. Attenzione anche alle corsie esterne, presidiate da Darmian (a destra) e dall'esordiente De Sciglio (a sinistra), zona del campo che Cavani tenderà a presidiare per allargare la difesa azzurra cercando di non conferire punti di riferimento. A centrocampo sono confermati Pirlo, davanti alla difesa, e Marchisio come mezz'ala sinistra. Ritorna Verratti, dopo l'opaca prestazione di Thiago Motta contro la Costa Rica.
In attacco Prandelli mescola le carte e affianca Ciro Immobile, dal primo minuto, a Balotelli con lo scopo di sfruttare i movimenti senza palla del napoletano (che tende ad attaccare la profondità) e la tendenza dell'attaccante milanista di salire sulla tre-quarti per ricevere palla.

Tabarez, invece, conferma la squadra che ha vinto contro l'Inghilterra e cercherà di fare leva sul dinamico rombo di centrocampo e sul micidiale duo d'attacco. Schierato in campo con il suo consueto 4-3-1-2, l'Uruguay possiede un trio di centrocampisti incontristi, i quali  avranno il compito di mordere le caviglie dei centrocampisti azzurri (soprattutto quelle di Pirlo). Occhio a Lodeiro, trequartista dai piedi più che buoni che agirà come rifinitore alle spalle del tandem di attacco.

PROBABILI FORMAZIONI - Italia (3-5-2): Buffon; Barzagli, Bonucci, Chiellini; Darmian, Verratti, Pirlo, Marchisio, De Sciglio; Balotelli, Immobile.   Allenatore: Cesare Prandelli

Uruguay (4-3-1-2): Muslera; Caceres, Gimenez, Godin, A. Pereira; Gonzalez, Arevalo Rios, C. Rodriguez; Lodeiro; Cavani, Suarez.   Allenatore: Oscar Tabarez

Arbitro: Rodriguez (Messico)


ODIPOO





lunedì 23 giugno 2014

Il teatro del tennis apre: Wimbledon 2014

Il 23 Giugno partirà l'edizione 2014 del torneo di tennis più antico e prestigioso del mondo: Wimbledon.

I FAVORITI- Nel tabellone maschile se si parla di favoriti non si può non partire da Roger Federer. Lo svizzero sull'erba dell'All England Club è praticamente il padrone di casa, ha alzato il trofeo già 7 volte, ed è ad un solo successo dal superare il record di Pete Sampras, già eguagliato nel 2012. Certo, Roger è nella fase terminale della sua carriera, ma già due anni fa riuscì a stupire tutti laureandosi ancora una volta campione nel terzo Slam dell'anno, e se c'è un luogo dove l'elvetico potrebbe colpire ancora una volta col suo talento, quello è senza dubbio Wimbledon.
Rafa Nadal non ha cominciato bene la stagione sull'erba, perdendo da Dustin Brown ad Halle, ma un guerriero come lui rientra a prescindere tra i favoriti in ogni prova dello Slam che gioca. Il maiorchino ha vinto già due volte il torneo (2008 e 2010), e, dopo aver conquistato il nono Roland Garros della sua carriera (nessuno mai come lui a Parigi) punterà senza dubbio al tris londinese, anche per riabilitarsi dopo le premature uscite di scena degli anni scorsi contro Rosol e Darcis.
Novak Djokovic è forse, stando alle prestazioni offerte nel corso di questo 2014, il favorito numero 1 per la vittoria finale. In Inghilterra ha vinto solo una volta, nel 2011, ma in questa stagione il serbo ha mostrato una forma fisica straripante, ed è facile immaginare che quando lascerà il tennis vorrà vedere più di una volta il suo nome sull'albo d'oro del torneo più importante del mondo.
Per quanto riguarda il tabellone femminile, come in tutti i tornei a cui è iscritta il titolo di favoritissima non può che andare a Serena Williams. La potenza dell'americana non ha eguali nel circuito WTA, e questa qualità in passato le ha permesso di vincere ben 5 Wimbledon. L'anno scorso lasciò l'All England Club in anticipo, agli ottavi di finale contro Sabine Lisicki, e c'è da giurare che quest'anno farà di tutto per arrivare fino in fondo.
Merita una menzione anche Maria Sharapova, fresca vincitrice del Roland Garros, che salì all'onore delle cronache proprio a Londra, quando si aggiudicò il torneo, ancora diciasettenne, proprio contro Serena. La russa è in forma, e vedere un'altra volta il suo nome inciso sul trofeo è un'opportunità che probabilmente non si lascerà scappare tanto facilmente.

I CAMPIONI IN CARICA- Andy Murray gioca in casa, e parte da detentore del titolo, dopo aver interrotto lo scorso anno un digiuno britannico che a Wimbledon durava dagli anni '30 con la vittoria di Fred Perry. La stagione dello scozzese però è stata fin qui tutt'altro che positiva, ed almeno al momento Andy non sembra avere al suo arco le frecce per poter ripetere l'ìmpresa del 2013, fermo restando che l'aria di casa non potrà che far bene al suo gioco. Non difenderà la vittoria della scorsa annata invece Marion Bartoli; la francese, campionessa a sorpresa nell'ultima edizione dei Championships, si è infatti ritirata dall'attività professionistica, dopo aver raggiunto l'apice della carriera con la vittoria di un anno fa.

POSSIBILI SORPRESE- Al di fuori dei Fab Four, nel maschile occhio a Tomas Berdych; il ceco sull'erba londinese ha già giocato una finale (nel 2010), e col servizio che si ritrova su campi veloci come quelli di Wimbledon può impensierire chiunque. Attenzione anche a Grigor Dimitrov; il bulgaro magari non diventerà mai l'erede di Federer, come prospettato da qualcuno all'inizio della sua carriera, ma nell'ultimo anno è cresciuto molto, ed ha appena vinto sull'erba del Queen's contro Feliciano Lopez. Più difficile che Stanislas Wawrinka possa bissare l'incredibile impresa dell'Australian Open, visto che l'erba non è mai stata la superficie preferita dello svizzero, il quale sta tra l'altro vivendo un momento di flessione dopo l'avvio sprint di 2014, ed è reduce da uno stop influenzale, che rischia di mettere fino all'ultimo in dubbio la sua partecipazione al torneo.
Nel tabellone femminile attenzione a Simona Halep, probabilmente la tennista che ha fatto più progressi da un anno a questa parte, tanto da arrivare al best ranking col numero 3 del mondo dopo la recente finale di Parigi, persa contro la Sharapova solamente dopo una battaglia di tre ore. Occhio anche a Petra Kvitova, che possiede il servizio per dire la sua su questo tipo di campi, tanto che si è già portata a casa il torneo nel 2011, ed a Sabine Lisicki, finalista della scorsa edizione, che sui campi di Wimbledon ha sempre regalato il suo miglior tennis.



ITALIANI- Nel maschile i portacolori azzurri saranno gli eroi di Davis, Fabio Fognini ed Andreas Seppi. Il tennista ligure è uno di quelli capaci di qualsiasi cosa, tanto in positivo quanto in negativo, e quindi è difficile pronosticare dove possa arrivare nelle due settimane londinesi. Fabio ha i colpi e la condizione atletica per puntare alla seconda settimana (quindi almeno ottavi di finale), ma bisognerà vedere se sarà supportato anche dalla tenuta mentale, per provare a superare il terzo turno, suo miglior risultato a Wimbledon (ottenuto nel 2010). Andreas invece l'anno scorso fu fermato soltanto da Juan Martin Del Potro agli ottavi di finale; l'altoatesino sull'erba ha quasi sempre offerto buone prestazioni, e con un buon tabellone può provare a ripetere il bel torneo del 2013. Nel femminile, la finalista di Roma Sara Errani non ha mai gradito troppo i campi in erba, dimostrandosi sempre più forte sui campi in terra. Stesso discorso per Francesca Schiavone, che però a Londra nel 2009 arrivò addirittura fino ai quarti di finale. Avrebbe il gioco per far bene sulla superficie più veloce Roberta Vinci, anche se la tarantina non sta attraversando il momento più brillante della sua carriera. Buone possibilità di ben figurare invece per Camila Giorgi, che proprio all'All England Club due anni fa trovò il primo grand eexploit che la fece conoscere al mondo del tennis, e che ha appena disputato un gran torneo ad Eastbourne, e Karin Knapp, anche lei in calo negli ultimi mesi, ma sempre protagonista di buoni match in quel di Wimbledon. E poi ovviamente fari puntati su Flavia Pennetta. La brindisina, dopo l'ennesimo infortunio patito nel 2013, è tornata di nuovo in campo e dall'Estate scorsa ha trovato un'annata che neanche il suo più ottimista tifoso avrebbe potuto immaginare. Semifinali all'Australian Open, quarti a New York e vittoria ad Indian Wells, torneo più importante nel suo palmares.


BrunoMar11

Mondiale: ecco la meteora Colombiana o Los Cafeteros

La Colombia dimostra partita dopo partita di essere un'ottima squadra, equilibrata e soprattutto forte in attacco, con un modulo tattico molto geometrico 4-2-3-1.
Il punto debole di questa formazione è senza ombra di dubbio la difesa, che però grazie all'esperienza dei suoi giocatori può risolvere molteplici situazioni complicate.

David Ospina Ramirez

Partiamo dall'estremo difensore Ospina che gioca nella Ligue 1 francese, nel Nizza.

Analizziamo la difesa titolare dei Los Cafeteros, disposta a 4, con due centrali e due laterali, formata da giocatori, come appena detto, di grande esperienza nel calcio europeo, ma soprattutto italiano.
Coppia di centrali Yepes e Zapata, con Zuniga e Armero sulle fasce; pensiamo a quanto poco abbiano giocato quest'anno, questi giocatori, nelle rispettive squadre, da cui deriva un grande vantaggio fisico.

18. Juan Camillo Zuniga Mosquera

Centrocampo di grande qualità  e di sostanza formato da 5 giocatori:
Aguilar, Sanchez, Ibarbo, Rodriguez e Cuadrado.
Aguilar e Sanchez sono i due Los Cafeteros avanti la difesa che hanno la funzione sia di stopper che di creare gioco, ma soprattutto mettono in movimento le ali ed, inoltre, entrambi giocano in europa, rispettivamente in Francia e in Spagna,
La stella della mediana è ovviamente Cuadrado che con la sua duttilità, velocità e forza fisica (ala destra), fa impazzire le nazionali avversarie, creando gioco, scartando, fornendo assist e anche segnando, mentre dall'altra parte del centrocampo (ala sinistra) Ibarbo che fa della sua forza fisica la sua peculiarietà.
Altro giocatore di grande spessore è Rodriguez, classe '91 (Monaco), con il ruolo di trequartista appena dietro all'unica punta Gutierrez, ha la possibilità di concludere a porta avendo una buona dote realizzativa (2 partite - 2 goal) o fornendo palloni disponibili per insaccare in porta all'attaccante.
Da non dimenticare che in panchina ci sono giocatori di tutto rispetto come Guarin (Inter) e Quintero, quest'ultimo altro giocatore che in passato ha giocato nel campionato nostrano, calciatore di gran tocco di palla e di gioco, che, nella seconda partita contro la Costa D'Avorio, è entrato dalla panchina ed ha messo a segno un goal in contropiede.

Teofilo Antonio Gutierrez Rocancio

Gutierrez - il bomber della nazionale, eccolo mentre colpisce il pallone e insacca in rete per il momentaneo 2 - 0 contro la Grecia.
Puro istinto del goleador anche se non giovanissimo, e molto stravagante per innumerovoli aspetti, fornisce quantità ed efficacia al reparto offensivo.
Non dimentichiamoci che questa nazionale è orfana del suo Super-bomber Falcao, assente per infortunio, e che Gutierrez non è l'unico attaccante di cui dispone il c.t. colombiano, visto che in panchina ha un attaccante come Bacca (Siviglia) che quest'anno ha realizzato più di 10 goal stagionali, e un Grande Jackson Martinez (Porto) che l'anno scorso è stato oggetto di mercato, quasi approdato a Napoli per una cifra di 50 milioni di euro (20 goal in campionato).

Il merito di una nazionale, così solida dal punto di vista tattico, è del suo c.t. Pekerman che sfrutta la velocità dei suoi giocatori con perfetti contropiedi, infatti, con pochi passaggi riescono a penetrare nell'area avversaria, dimostrando che il punto forte della Colombia è la fase offensiva.
Pekerman, classe '49, è di nazionalità argentina, discreto giocatore a livello nazionale, ma ritiratosi presto per problemi al ginocchio, fonda la sua carriera sulle vittorie alle competizioni mondiali con le giovanili.

Per esempio vince 3 campionati del mondo, '95, '97 e 2001, e 2 campionati sudamericani, '97 e '99, con la nazionale argentina under 20.
L'unico precedente con una nazionale maggiore è quello con l'Argentina nel 2004 quando fu chiamato a sostituire Bielsa, partecipando ai Mondiali '06 e uscendo ai quarti di finale, infatti molti si ricorderanno di lui dato che lasciò a casa nomi illustri come Zanetti, Samuel e Veron, e dopo quei mondiali si dimise da c.t.

Per la fase a girone, la Colombia può ritenersi soddisfatta, concludendo il medesimo in prima posizione indipendentemente dal risultato dell'ultima partita, quindi, per i Los Cafeteros non resta che aspettare chi sarà la seconda classificata nel girone dell'Italia, cioè se sarà l'Italia o l'Uruguay.

Formazione

Portieri: Ospina (Nizza)
Difensori: Zúñiga (Napoli), Yepes (Atalanta), Zapata (Milan), Armero (Udinese)
Centrocampisti: Aguilar (Tolosa), Sánchez (Elche), Cuadrado (Fiorentina), Rodríguez (Monaco), Ibarbo (Cagliari)
Attaccanti: Gutierrez (River Plate)

Panchina

Portieri: Mondragon (Dep. Cali), Vargas (Santa Fe)
Difensori: Arias (PSV), Valdés (San Lorenzo), Balanta (River Plate).
Centrocampisti: Ramírez (Morelia), Guarín (Inter), Quintero (Porto), Mejia (Nacional)
Attaccanti: Ramos (Herta Berlino), Bacca (Siviglia), Martinez (Porto)

PEGASUS

F1: Gp d'Austria - Frecce d'Argento tornano a dominare


Dopo 11 anni c'è di nuovo un G.P. d'Austria sempre qui a Zeltweg, circuito adesso di proprietà della Red Bull che ha voluto fortemente che si tornasse a correre qui.
Adesso si chiama tracciato di Spielberg, l'ultima vittoria su questo circuito è firmata da un grande campione come Micheal Schumacher, nel lontano 2003.
Ricordo un episodio avvenuto in quella gara; durante il pit-stop, la Ferrari ebbe un pò di problemi con il rabbocco di carburante che uscì fuori dal serbatoio e fece una fiammata, ma Schumacher, da grande campione, non fece una smorfia e ripartì subito, spegnendo il principio di incendio ed andando a vincere la gara.

Micheal Schumacher

Domenica 22 giugno si corre l'ottava gara del campionato mondiale, che si annuncia davvero avvincente, visto i risvolti dell'ultimo gran premio con la debacle tecnica delle Mercedes e del ritorno alla vittoria di una Red Bull, ma non quella del 4 volte campione del mondo, ma la prima vittoria della giovane carriera di Daniel Ricciardo.

Felipe Massa

Questo weekend parte in modo entusiasmante con una prima fila targata tutta Williams, con Felipe Massa (gli mancava la pole dal G.P. del Brasile 2008) che precede Valtteri Bottas, prima fila tutta Williams non succedeva dal lontano G.P. di Germania 2003 (pole di Montoya seguito da Ralf Schumacher).

Come ritmo gara la Mercedes è superiore, però la Williams, oltre ad avere un gran bel passo gara, è la macchina con la maggior velocità di punta, che la rende davvero difficile da superare.

Rosberg scatta dalla terza posizione seguito da Alonso (miglior qualifica stagionale) e da Ricciardo, altri nomi illustri Raikkonen ed Hamilton partono 8° e 9°, quest'ultimo per un errore in qualifica causato da un bloccaggio del posteriore in frenata. Un'altra vittima illustre, Sebastian Vettel, parte dalla 12° posizione ed annuncia battaglia, visto che la Red Bull "gioca" in casa.

Nico Rosberg

La gara non ha rispettato le attese, è stata non molto entusiasmante e con pochi risultati, vinta da Nico Rosberg grazie alla superiorità tecnico-strategica del team Mercedes.
Pronti via, prima curva Rosberg supera Bottas e si piazza alle spalle di Massa, però alla curva 2 Bottas ripassa subito Rosberg, e rimane tutto invariato fino al primo stint.
Dal canto suo Hamilton che partiva 9°, alla prima curva era 7° ed alla seconda 6°, alle spalle di Alonso che supererà al giro successivo.
Ricciardo da 5° a 9°, Raikkonen non guadagna posizioni, da segnalare che dopo appena due giri, Vettel ha un problema tecnico alla sua Red Bull, si ferma in pista, ma dopo due minuti, riprende a gareggiare, ma oramai doppiato a metà gara deciderà di ritirarsi.
Massa conduce la gara con relativa facilità con le supersoft, seguito da Bottas, Rosberg, Hamilton ed Alondo distaccato dopo 10 giri ad oltre 5 secondi.
Dopo la prima tornata di pit-stop, le Mercedes anticipano di un giro il pit delle Williams che rimangono a guardare.
Rosberg supera entrambe le Williams, la stessa cosa fa Hamilton, però Bottas riesce a recuperare la seconda piazza.

Sergio Perez

Usciti dal pit sono tutti alle spalle di Perez (Force India), partito con le soft gestisce bene le gomme e tiene tutti alle sue spalle fino al suo pit al giro 27.
Alonso dimostra di trovarsi più a suo agio con le gomme soft che con quelle supersoft; seconda tornata di pit-stop e ancora una volta le Williams aspettano e le Mercedes anticipano il cambio gomme, con Hamilton che supera Bottas, da questo momento in poi la gara è praticamente conclusa.

Rosberg vince la sua sesta gara mondiale, superando il padre Keke fermo a 5 successi, e portando a 3 le vittorie stagionali, aumentando il suo vantaggio in campionato, e soprattutto quest'anno non è mai sceso oltre il secondo gradino del podio.

Le Red Bull nel loro gran premio di casa, deludono, ma soprattutto sono impotenti, difatti, l'unico sorpasso di Ricciardo è al penultimo giro su Nico Hulkenberg per l'ottava piazza.

Raikkonen, gara incolore, combatte per l'ultima posizione che consente di ricevere punti, il 10° posto, senza il benchè minimo cenno di poter attaccare e recuperare posizioni.

GARA


1  Nico Rosberg MERCEDES GP   01:27:56.976
2  Lewis Hamilton MERCEDES GP 01:27:58.908
3  Valtteri Bottas WILLIAMS             01:28:05.148
4  Felipe Massa WILLIAMS               01:28:14.334
5  Fernando Alonso FERRARI           01:28:15.529
6  Sergio Pérez FORCE INDIA          01:28:25.522
7  Kevin Magnussen MCLAREN      01:28:29.007
8  Daniel Ricciardo RED BULL         01:28:40.498
9  Nico Hulkenberg FORCE INDIA  01:28:41.113
10  Kimi Räikkönen FERRARI           01:28:44.753
CLASSIFICA CAMPIONATO

1  Nico Rosberg              165 punti
2  Lewis Hamilton           136 p.
3  Daniel Ricciardo           83 p.
4  Fernando Alonso           79 p.
5 Sebastian Vettel            60 p.
6  Nico Hulkenberg          59 p.
7  Valtteri Bottas                55 p.
8 Jenson Button                 43 p.
9  Felipe Massa                 30 p.
10  Kevin Magnussen       29 p.

CLASSIFICA COSTRUTTORI

MERCEDES GP                      301 punti
RED BULL                                143 p.
FERRARI                                    98 p.
FORCE INDIA                           87 p.
WILLIAMS                                 85 p.
MCLAREN                                 72 p.

PEGASUS