Ma questo giorno è entrato di diritto, nella storia sportiva spagnola, anche per la clamorosa eliminazione della Nazionale "vincitutto" dai Mondiali di Brasile 2014.
Eliminazione che ha sancito ufficialmente la fine dell'era tiki taka e l'abdicazione della Spagna dal trono di regina del calcio.
TUTTA COLPA DEL MARACANA' - Per la seconda volta nella storia del calcio (e nella storia di questo stadio), il Maracanà si rivela letale per una grande squadra di calcio.
Già nell'edizione dei Mondiali brasiliani del 1950, fu il Brasile padrone di casa (e già dichiarato vincitore) a perdere per mano dell'Uruguay, con il punteggio di 2-1, la partita finale del girone che consegnò la Coppa Rimet alla Celeste.
Si tratta della sconfitta più famosa della storia del calcio, il celeberrimo Maracanazo.
Questa volta, sessantaquattro anni dopo quella partita, è stata la Spagna di Del Bosque a farne le spese contro il Cile di Sanchez e Vidal che ha affondato la armata spagnola, nella seconda partita del girone di qualificazione, grazie ai gol di Eduardo Vargas, che vede nella Spagna il suo bersaglio preferito (4 gol in 3 partite contro la Roça), e di Aranguiz.
LA FINE DI UN'ERA - La partita contro il Cile ha messo a nudo tutte le defezioni della Spagna, le quali (in parte) erano già conosciute e che sono state amplificate dalla grande prestazione degli uomini di Sampaoli. Infatti, i cileni hanno disputato un match intensissimo e sono stati perfetti sotto il punto di vista tattico: la squadra era disposta in campo in maniera esemplare e l'asfissiante pressing alto ed i raddoppi di marcatura hanno terribilmente messo in difficoltà il gioco degli Iberici. Il Cile è stato altrettanto grandioso nella fase offensiva, essendo riuscito ad essere cinico nelle occasioni avute a disposizione (che hanno portato alla realizzazione dei due gol) ed essendo stato in grado di gestire la palla in tutte le zone del campo senza mai sprecare un possesso.
Ma per la squadra di Del Bosque c'erano già state delle avvisaglie nelle partite pre-mondiale, ma soprattutto al debutto nel Mondiale Carioca nella partita persa per 5 a 1 contro l'Olanda. Sin dall'inizio le Furie Rosse non sono apparse come la squadra dominante e calcisticamente onnipotente che ha dettato calcio dal 2008 al 2012, mostrandosi, invece, come un team vuoto e privo di idee.
Molte possono essere le cause che hanno determinato la fine di questo ciclo, ma sicuramente i motivi più influenti sono stati: la mancanza di motivazioni dato dall'appagamento di un gruppo di calciatori che ha vinto tutto quello che c'era da vincere; una condizione fisica precaria dovuta all'intensa stagione disputata dai calciatori di Real Madrid, Barcellona e Atletico Madrid; l'inevitabile decorrere del tempo; il mancato rinnovamento del gruppo.
Tra i fattori sopra citati, quello più influente può essere, senz'altro, la mancanza di motivazioni di un gruppo di giocatori che ha dettato legge su ogni rettangolo di gioco (sia a livello di club che a livello di Nazionale) e che dopo tanti anni non è più riuscito a trovare il piglio giusto per poter competere sempre agli stessi livelli. Determinante è stata, anche, la logorante stagione 2013-2014 di Real Madrid, Barcellona e Atletico che hanno lottato su più fronti fino alla fine della Liga, con il dispendio fisico e mentale che ne consuegue e che difficilmente può essere recuperato nel giro delle poche settimane che separano l'ultima partita di una stagione e l'inizio di un Mondiale.
A pesare è stato, anche, l'inevitabile declino di quei calciatori che sono stati l'asse portante di questa Nazionale: l'involuzione di Casillas e di Fernando Torres; il ritiro di Puyol; ma soprattutto il mancato apporto dei due giocatori simbolo della Roça (e maggiori esponenti del tiki taka) Xavi e Iniesta.
Non è un caso, infatti, che il declino della nazionale spagnola sia andato di pari passo al declino del Barcellona, non appena è venuto a mancare proprio l'apporto dei giocatori appartenenti al "blocco" della squadra blaugrana.
A tal punto, altro fattore estremamente determinante è stato quel mancato rinnovamento della squadra, che non necessitava di una rivoluzione, ma di un'integrazione di nuovi calciatori che potessero dare linfa nuova ed alternative di gioco. Ha fatto discutere, appunto, le scelta di Del Bosque di non portare giocatori che, pur non facendo parte del gruppo storico della sua Nazionale, hanno disputato una stagione importante come Callejon, Llorente, Borja Valero, Isco, Negredo e Carvajal e di puntare nuovamente tutto sullo stesso gruppo.
Infine non si può trascurare un altro fattore che ha determinato la fine dell'era delle Furie Rosse e riguarda il cambiamento del gioco del calcio nel corso degli anni. Infatti, il calcio è cambiato totalmente rispetto ad alcuni anni fa: circa fino al 2011, i tempi di gioco erano molto più lenti e si prediligeva un ritmo di gioco dai tempi più bassi e scandito da una circolazione di palla molto ampia. Negli anni successivi i tempi di gioco si sono alzati di gran lunga e il modo di giocare è diventato molto più fisico ed atletico, impostato soprattutto da pressing alto, scambi veloci e ripartenze. Sotto questo punto di vista, la Spagna non si è mai adattata (peccando di presunzione) ed ha sofferto questa nuova tipologia di gioco che non permette il possesso palla ed il ragionamento.
IL FUTURO - La parte più difficile è quella della ricostruzione, soprattutto perchè bisogna scegliere cosa salvare, da cosa e da chi bisogna ricominciare e in che direzione bisogna andare. L'obiettivo principale è quello di rimettersi in carreggiata sin da subito in vista di Euro 2016 ed il materiale per costruire delle fondamenta solide per il futuro non manca, avendo a disposizione giovani campioni come Isco, Koke, Thiago Alcantara, Carvajal e Morata e giocatori affermati come Callejon e Borja Valero.
Adesso è tutto nelle mani del futuro e, nonostante si sia chiuso un ciclo probabilmente irripetibile, guai a dare per morte le Furie Rosse.
ODIPOO
Ma per la squadra di Del Bosque c'erano già state delle avvisaglie nelle partite pre-mondiale, ma soprattutto al debutto nel Mondiale Carioca nella partita persa per 5 a 1 contro l'Olanda. Sin dall'inizio le Furie Rosse non sono apparse come la squadra dominante e calcisticamente onnipotente che ha dettato calcio dal 2008 al 2012, mostrandosi, invece, come un team vuoto e privo di idee.
Molte possono essere le cause che hanno determinato la fine di questo ciclo, ma sicuramente i motivi più influenti sono stati: la mancanza di motivazioni dato dall'appagamento di un gruppo di calciatori che ha vinto tutto quello che c'era da vincere; una condizione fisica precaria dovuta all'intensa stagione disputata dai calciatori di Real Madrid, Barcellona e Atletico Madrid; l'inevitabile decorrere del tempo; il mancato rinnovamento del gruppo.
Tra i fattori sopra citati, quello più influente può essere, senz'altro, la mancanza di motivazioni di un gruppo di giocatori che ha dettato legge su ogni rettangolo di gioco (sia a livello di club che a livello di Nazionale) e che dopo tanti anni non è più riuscito a trovare il piglio giusto per poter competere sempre agli stessi livelli. Determinante è stata, anche, la logorante stagione 2013-2014 di Real Madrid, Barcellona e Atletico che hanno lottato su più fronti fino alla fine della Liga, con il dispendio fisico e mentale che ne consuegue e che difficilmente può essere recuperato nel giro delle poche settimane che separano l'ultima partita di una stagione e l'inizio di un Mondiale.
A pesare è stato, anche, l'inevitabile declino di quei calciatori che sono stati l'asse portante di questa Nazionale: l'involuzione di Casillas e di Fernando Torres; il ritiro di Puyol; ma soprattutto il mancato apporto dei due giocatori simbolo della Roça (e maggiori esponenti del tiki taka) Xavi e Iniesta.
Non è un caso, infatti, che il declino della nazionale spagnola sia andato di pari passo al declino del Barcellona, non appena è venuto a mancare proprio l'apporto dei giocatori appartenenti al "blocco" della squadra blaugrana.
A tal punto, altro fattore estremamente determinante è stato quel mancato rinnovamento della squadra, che non necessitava di una rivoluzione, ma di un'integrazione di nuovi calciatori che potessero dare linfa nuova ed alternative di gioco. Ha fatto discutere, appunto, le scelta di Del Bosque di non portare giocatori che, pur non facendo parte del gruppo storico della sua Nazionale, hanno disputato una stagione importante come Callejon, Llorente, Borja Valero, Isco, Negredo e Carvajal e di puntare nuovamente tutto sullo stesso gruppo.
Infine non si può trascurare un altro fattore che ha determinato la fine dell'era delle Furie Rosse e riguarda il cambiamento del gioco del calcio nel corso degli anni. Infatti, il calcio è cambiato totalmente rispetto ad alcuni anni fa: circa fino al 2011, i tempi di gioco erano molto più lenti e si prediligeva un ritmo di gioco dai tempi più bassi e scandito da una circolazione di palla molto ampia. Negli anni successivi i tempi di gioco si sono alzati di gran lunga e il modo di giocare è diventato molto più fisico ed atletico, impostato soprattutto da pressing alto, scambi veloci e ripartenze. Sotto questo punto di vista, la Spagna non si è mai adattata (peccando di presunzione) ed ha sofferto questa nuova tipologia di gioco che non permette il possesso palla ed il ragionamento.
IL FUTURO - La parte più difficile è quella della ricostruzione, soprattutto perchè bisogna scegliere cosa salvare, da cosa e da chi bisogna ricominciare e in che direzione bisogna andare. L'obiettivo principale è quello di rimettersi in carreggiata sin da subito in vista di Euro 2016 ed il materiale per costruire delle fondamenta solide per il futuro non manca, avendo a disposizione giovani campioni come Isco, Koke, Thiago Alcantara, Carvajal e Morata e giocatori affermati come Callejon e Borja Valero.
Adesso è tutto nelle mani del futuro e, nonostante si sia chiuso un ciclo probabilmente irripetibile, guai a dare per morte le Furie Rosse.
ODIPOO

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