lunedì 16 giugno 2014

Nel nome del padre


Manfred Winkelhock era il classico ragazzone tedesco, un buon pilota, forse non un fenomeno, ma sicuramente un professionista di buon livello, specialista delle gare di durata, sia turismo che prototipi. Aveva qualcosa di eroico, visto che riuscì a sopportare per ben tre stagioni il temutissimo padre-padrone della ATS, Gunther Schmidt, che in tre anni di formula 1 non era mai riuscito a dargli un mezzo che fosse assieme competitivo ed affidabile. La stessa fortuna che lo aveva salvato dopo un tonneau pauroso al Nurburgring quando correva in F.2, lo tradì cinque anni dopo, pochi giorni prima del ferragosto, portandoselo via in un curvone veloce del circuito di Mosport, in Canada.
Quel giorno suo figlio Markus aveva poco più di cinque anni, ma aveva ben chiaro che il suo destino era quello di diventare pilota, proprio come lui.

E così, dopo un’onesta carriera tra F.3 e DTM, in un uggioso pomeriggio di fine luglio del 2007, Markus Winkelhock si trovò catapultato occasionalmente alla guida di una recalcitrante Spyker per il GP d’Europa al Nurburgring. Si qualificò ultimo e staccatissimo dal resto del mondo, ma fu tra i primi a raggiungere la griglia, con l’impazienza tipica di chi sa perfettamente che non potrà più godersi i minuti prima di una gara da quella prospettiva. Il cielo era plumbeo e prometteva pioggia, ma nessuno pensò di rischiare le gomme rain, tranne quel giovane tedeschino che guardava la griglia di partenza al contrario. Invece, nel giro di ricognizione comincia a piovere, molti si infilano nel box prima del via, altri dopo un giro, remando alla bell’e meglio tra i flutti. Ben presto la pioggia diventa un uragano e in tantissimi finiscono fuori alla prima curva, letteralmente allagata da un fiume in piena che scende dal rettilineo di partenza. Nel valzer dei testacoda e dei cambi gomma accade il miracolo: Markus Winkelhock è in testa. La situazione è talmente ingarbugliata e la pioggia così copiosa, che la direzione gara manda in pista la safety car ma, nonostante ciò, alla prima curva gli aquaplaning si sprecano e così, dopo due giri di neutralizzazione, la gara viene sospesa. Si ripartirà solo quando la pioggia sarà finita, e Winkelhock sarà il capofila. Dopo altri tre giri dietro la vettura di sicurezza per saggiare le condizioni del tracciato, sarà di nuovo bandiera verde e il buon Markus verrà rapidamente asfaltato dagli inseguitori, passando sul traguardo prima ottavo, poi quattordicesimo, quindi sedicesimo e penultimo. Dopo soli tredici giri di gara, malgrado il ritmo ridotto, il bolso Ferrari della sua Spyker esalerà l’ultimo respiro, spegnendosi a lato della pista in una nuvola di fumo, ma consegnando Markus Winkelhock ed il suo unico gran premio per sempre alla storia: nessun pilota prima di lui (e molto difficilmente, anche dopo) è mai partito ultimo e poi primo nello stesso gran premio e, soprattutto, stabilirà il nuovo record nel rapporto tra i giri in testa e quelli totali percorsi in F.1 (cinque su tredici).
Markus Winkelhock

The Backmarker

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