Lo sguardo di Lebron James dopo gara-4, dice tutto e il contrario di tutto. E’ lo sguardo di un uomo che sa di aver dato l’anima in campo, ma al contempo è consapevole che da solo, contro questi Spurs, non si va da nessuna parte. The Chosen One è conscio che probabilmente il sogno del terzo anello consecutivo si è infranto a causa di queste due sconfitte. Sconfitte maturate nella sua casa, l’American Airlines Arena.
Secondo me fare le esequie ad una squadra di questo livello è pura follia, stiamo sempre parlando dei campioni in carica. Se gli Spurs però, giocano almeno un tempo del prossimo e decisivo match con la stessa qualità di Gara-3 e Gara-4, le probabilità di rimonta di Miami si riducono drasticamente.
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| Lebron James. |
Andiamo per gradi però, e partiamo da Gara-3. Il primo tempo dei San Antonio Spurs è stato davvero un qualcosa di difficilmente ripetibile a questi livelli. 24 minuti di basket puro, dove tutti gli stilemi e le teorie di Sua Maestà Gregg Popovich sono stati espressi sul rettangolo di gioco alla massima potenza. Una delle qualità più rilevanti e sulle quali lavora tantissimo Pop, è l’attacco in transizione, sfruttando cioè i primissimi secondi di gioco. Certo, in molti potrebbero pensare che è facile impostare una tale filosofia di gioco quando si ha un certo Parker a gestire l’attacco. Il francese invece, ha giocato una partita normalissima, senza strafare e beccandosi anche i complimenti del suo coach per non aver forzato in determinate situazioni e per aver messo in ritmo i suoi compagni di squadra. Pop ha dimostrato ancora una volta che a fare la differenza non è un singolo elemento del suo scacchiere tattico, ma è l’intero sistema offensivo. O meglio, in un contesto di gioco come quello degli Spurs, ogni uomo è perfettamente conscio di quello che deve fare in campo.
Ecco quindi una delle primissime situazioni largamente usate da Pop non solo in Gara-3, ma anche in Gara-4: Pick and roll continui in transizione (sfruttando quindi i primi secondi dell’attacco) e giochi di alto e basso tra i lunghi. Quest’ultima alchimia tattica è stata sfruttata non solo con Duncan, ma anche con gli altri due lunghi messi in campo da Pop: Diaw e Splitter. Ora, le qualità da passatore del francese sono largamente note a tutti. La sua intelligenza cestistica è nettamente superiore alla media, e sfruttando il suo cervello riesce ad arrivare laddove il suo fisico non gli permetterebbe di arrivare. Boris sa prima di tutti dove cadrà la sfera. Non ha l’atletismo di Bosh o Lebron, ma c’è poco da fare… Contro di lui il rimbalzo non si prende!! Ti taglia fuori e si impossessa della palla. Fantastico. Per me è davvero uno degli eroi di questi play-off dei texani (Gara-6 contro i Thunder l’ha vinta lui).
Dicevo però dei giochi tra lunghi. C’è Duncan su cui ormai si sono consumati tutti gli aggettivi, c’è il sopracitato Diaw e c’è Splitter. Il brasiliano è l’ennesimo prodotto arrivato grezzo alla corte dei San Antonio e sbocciato poi in un signor giocatore. Non bello da vedere, tecnica ai liberi largamente migliorabile, ma signor passatore. Quest’ultimo aspetto del suo gioco è stato largamente migliorato negli ultimi anni, e soprattutto durante Gara-4, il brasiliano ha dato via un paio di cioccolatini per i suoi compagni di notevole livello.
Il vero padrone però di Gara-3 e in parte anche di Gara-4, è stato il californiano Kawhi Leonard. Il nativo di Compton ha giocato un primo tempo clamoroso. Perfettamente a suo agio nei meccanismi di Pop, il numero 3 degli Spurs ha punito la difesa degli Heat da oltre l’arco, tirando con percentuali altissime e attaccando la difesa avversaria con penetrazioni, chiuse in alcune circostanze con perentorie sciacciate. Infatti Leonard è il giocatore che cambia il ritmo offensivo dei texani, tramite un connubio perfetto tra atletismo ed ottima tecnica. Indiscutibilmente Kawhi risulta essere l'uomo del futuro per SA. Insieme a Danny Green contribuisce fortemente al +21 di fine secondo quarto degli Spurs, i quali segnano 71 punti e tirano con percentuali altissime.
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| Kawhi Leonard, grande protagonista di Gara-3 e gara-4 per gli Spurs. |
Primo tempo clamoroso quindi, che rimarrà senza nessun dubbio negli annali del basket. Miami non è riuscita neanche lontanamente ad arginare la franchigia del Texas, nonostante un primo tempo in cui ha tirato con un più che dignitoso 58% dal campo, grazie ad un rinato Lewis e ad un Lebron da 14 punti.
La seconda frazione vede il ritorno di Miami, che grazie a Ray Allen torna fino a -7. San Antonio corre di meno, come se volesse gestire più lentamente il pallone, ed incomincia ad entrare in crisi offensiva. Si denotano varie pecche dei texani, i quali dimostrano di essere quasi perfetti soprattutto quando attaccano in transizione con pick and roll e giochi veloci. Sono meno letali quando cala il ritmo. Gli Spurs quindi, danno l’impressione di poter crollare da un momento all’altro… Pop allora scongela dalla panchina il nostro Marco Belinelli, stranamente fuori dalle rotazioni fino ad allora, e lo butta nella mischia. Marco senza paura insacca una tripla dall’importanza galattica, e ricaccia sul -10 gli uomini di South Beach.
Termina cosi Gara-3, e gli Spurs espugnano Miami. Lebron gioca un secondo tempo molto al di sotto delle sue possibilità e Wade si sveglia invece proprio durante la seconda frazione di gioco. Per San Antonio ci sono 29 punti di Leonard. Per Miami, James e Wade timbrano entrambi per 22 volte il tabellino.
Troppo poco per poter arginare questi San Antonio. Serie nuovamente ribaltata.
In Gara-4 tutte la pressione è su Miami. Un po tutti sono consapevoli che se si alza bandiera bianca anche al termine di questo match, le possibilità di vincere il three peat si riducono clamorosamente.
Pronti via, ed eccoci alla palla a due. Il canovaccio non cambia. San Antonio gioca la SUA pallacanestro e Miami soffre maledettamente, dando quasi la sensazione di non poter mai realmente riagguantare questo match. Leonard si presta nuovamente nel giocare una partita perfetta, difendendo alla grande anche su Lebron. In questa gara però quest’ultimo gioca col sangue agli occhi, nonostante sia poco assistito dai suoi compagni.
Questa partita, se possibile, è giocata dagli Spurs in maniera ancora più costante di quella precedente. Il calo del secondo tempo, che si era registrato in gara-3, non avviene. Per gli Spurs, un altro comprimario, Patty Mills, fornisce una grandissima prestazione. Uscendo dalla panchina, fa salire l’intensità della difesa della sua squadra, combatte come un leone e dimostra di essere un tiratore mortifero. Il capocannoniere di Londra 2012, insieme a Boris Diaw, è davvero la vera sorpresa di questa fase finale dei play-off.
Gli Spurs infatti hanno avuto una grossa mano dalle seconde linee. Paradossalmente la franchigia texana ha giocato due partite quasi perfette in casa di Miami, grazie ai giocatori meno decantati. Infatti, Ginobili è stato normale, Duncan è stato il solito appiglio sicuro per i compagni, ma tutto sommato anch’egli non ha fornito prestazioni sensazionali, e Parker in Gara-3 molto incostante e in Gara-4 ottimo. Il vero cambio di passo quindi, è stato eseguito dai vari Mills, Diaw, Green e Leonard (quest’ultimo su tutti). Con questa strategia gli Spurs hanno vinto Gara-3 e Gara-4 in casa degli Heat.
CHAPEAU agli Spurs e al loro mèntore Popovich.
Miami invece si è affidata unicamente all’ex MVP. Credo che Spoelstra ha clamorosamente toppato la gestione delle seconde linee. Infatti il primo titolo è stato vinto grazie anche ad un grande Battier, l’anno scorso ha avuto un grande apporto da Mike Miller. Quest’anno invece, è come se avesse voluto rinunciare anzitempo all’apporto dei vari Haslem e Battier. In effetti il coach ha rinvigorito Lewis, che sembrava ormai un ex giocatore, ma ha insistito secondo me troppo su Rio Chalmers. Ridicola la scelta di schierare ancora in quintetto questo play, che ha dimostrato di essere con la testa completamente fuori da questa serie. Anche lo stesso Cole sta fornendo prestazioni molto al di sotto delle sue possibilità. In definitiva quindi, Miami ha grossi problemi in regia.
Parliamoci chiaramente però… Nonostante tutte queste problematiche e i vari errori di Spoelstra, se Wade avesse giocato alla sua maniera probabilmente avremmo avuto una gara-4 un po più equilibrata. Chi vi scrive è un assoluto fan di DWADE, ma il suo atteggiamento in campo è stato ai limiti del tollerabile. Svogliato, difensivamente imbarazzante, mai una scelta azzeccata in attacco durante Gara-4, è stato il vero assente di Miami. Un’assenza che secondo me si è sentita non soltanto come apporto in attacco (quasi nullo), ma proprio come presenza carismatica. L’eroe del 2006 sembrava assente, non è minimamente riuscito a inserirsi mentalmente nel match.
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| Dwyane Wade, il grande assente di Gara 4. |
Capirete che se manca l’apporto delle seconde linee, e se Wade è quello di tutta Gara-4 e di buona parte di Gara-3, per Miami si fa difficile, nonostante nell’ultima partita abbiano avuto un Lebron magnifico, che ha cercato fino all’ultimo di risollevare le sorti del match.
Ora è tutto nelle mani di San Antonio. Gara- 5 potrebbe risultare decisiva per l’assegnazione dell’anello. In caso di vittoria dei San Antonio, si vocifera anche di un possibile ritiro del re del Texas: Tim Duncan. Vogliono proprio farmi piangere...
Direi quindi, che ci sono tutti i presupposti per entusiasmarci e emozionarci. Non ci resta che aspettare.
Buona Gara-5 a tutti.
So Long,
Il Conte
So Long,
Il Conte



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