Maggio
1982, sono due settimane giuste che Gilles Villeneuve non c’è più, è volato via
in una dannata curva di Zolder dopo un contatto con Jochen Mass. La Formula 1 è
ancora sotto choc ma, obbedendo alla più banale delle regole dello spettacolo,
si ripresenta pronta e tirata a lucido a Montecarlo, per il GP più patinato che
ci sia. Le prove si svolgono senza particolari sorprese, mentre la gara, che
parte sotto un cielo plumbeo, si sviluppa pigramente e senza particolari
sussulti, complice il tracciato che non consente sorpassi. A poche tornate
dalla fine, una fastidiosa pioggerellina comincia a bagnare il tracciato, non è
il caso di fermarsi a montare le slick, un sosta pregiudicherebbe il
piazzamento finale. E poi, i distacchi sono cristallizzati, addirittura i primi
quattro (Prost, Patrese, Pironi e De Cesaris) sono gli stessi da quasi sessanta
giri. Giro 73, solo 3 tornate alla fine, Prost è guardingo in testa e segue a distanza
di sicurezza il doppiato Surer quando, uscendo dalla vecchia chicane del porto,
la macchina si scompone e sbatte rovinosamente distruggendosi e lasciando il
francese in braghe di tela senza vittoria e con un taglio al tallone. In testa
a quel punto c’è Patrese, bisogna solo portare a casa la macchina. Curva del
tabaccaio, piscine, Rascasse, Gazometro, Santa Devota, traguardo. Mancano solo
due giri. Beau Rivage, Massenet, Casinò, Mirabeau e.....testacoda. Scendendo
verso il tornante del Loews, Patrese viene tradito dal fondo viscido e si gira,
rischiando di travolgere il lentissimo Surer. Il motore si spegne, la gara
sembra finita lì. In testa a quel punto ci va Pironi con la Ferrari, seguito da
De Cesaris con l’Alfa Romeo e Daly con la Williams, un trionfo per i colori
italiani. Ma la trama del GP di Monaco ’82 l’ha scritta Hitchcock, come si
affatica a ripetere dallo studio Gianni Minà coprendo un Poltronieri in pieno
delirio. Un giro solamente e all’uscita del Portier la vettura di Pironi, che
stava comunque gareggiando già da alcuni giri senza musetto, si ammutolisce per
una panne elettrica. A quel punto la testa dovrebbe passare automaticamente a
De Cesaris, che però si è già fermato senza benzina alla curva del casinò.
Rapida scorsa alla classifica ed ora in testa c’è Derek Daly, che avrebbe un
giro di ritardo dai primi, ma ne ha approfittato per sbattere tra le piscine e
la Rascasse. È il caos. Poltronieri si scervella per cercare di capire chi
possa mai essere in testa, quando dalla Rascasse ecco spuntare la bianconera
Brabham di Riccardo Patrese, che è riuscito a ripartire sfruttando l’abbrivio
della discesa ed ora prende la bandiera a scacchi senza nemmeno sapere di
essere il vincitore. Dietro di lui, il deserto. De Angelis e Mansell sono così staccati
che sul podio ci finiranno Pironi e De Cesaris classificati lo stesso ad un
giro di ritardo, alle loro spalle De Angelis (che nel dubbio era stato spedito
sul podio dal boss Colin Chapman) e Mansell, ultimo a punti Daly che precede
Prost, incredibilmente classificato settimo malgrado non avesse concluso gli
ultimi tre giri. Una gara clamorosa ed emozionante come un giro vorticoso di
roulette, indimenticabile come molte altre avventure alla slot machine di
Montecarlo.
| Riccardo Patrese |
The Backmarker
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