Fine ottobre ’94. La Formula 1 sta cercando alla chetichella di completare una delle stagioni più tragiche che si ricordino e molti, infatti troppi team sono letteralmente alla canna del gas. Pur di concludere l’annata, molte scuderie si dedicano letteralmente ad una “tratta dei bianchi” che porta continui cambi di piloti ad ogni gran premio degli ultimi dell’anno. Con queste premesse, le ultime file dello schieramento si trasformano presto in una sfida parrocchiale tra carrettini, con piloti improbabili che si combattono le ultime piazzole disponibili alla guida di mezzi tenuti assieme con lo scotch. Tra di loro, qualcuno ripiomberà nell’oblio, qualcun altro riuscirà a ritagliarsi uno spazio più o meno grande nella storia della massima formula, ma solo uno riuscirà a divenire leggenda.
Parliamo di Takachiho Inoue detto Taki, pilotino giapponese
dalla carriera priva di guizzi, ma finanziata da sponsor in odor di malaffare,
che riesce a “comprare” il poco ambito sedile della Simtek per il gran premio
di casa. La sua esperienza nell’uragano di Suzuka, terminerà dopo aver ridotto
in poltiglia la vettura sbattendo in rettilineo dopo solo 3 giri, ma riuscirà,
miracolo inspiegabile, a garantirgli il volante della Footwork per la stagione
successiva.
È qui che si interrompe la storia di Taki Inoue ed inizia la sua
leggenda. Con un mezzo di medio livello, vivacchia sul fondo della griglia
garantendosi la qualifica solo a causa dell’assenza di un tempo limite
regolamentare fino al giorno che scriverà il primo capitolo del suo mito.
È il
sabato del GP Monaco, ormai la sessione di libere del mattino si è conclusa,
Taki Inoue è rimasto fermo lungo il tracciato per un guasto ai freni ma, per
poter disputare la sessione successiva, ha deciso di aspettare l’arrivo di un
mezzo di soccorso e farsi trainare ai box. Indossa il casco e balza nella
macchina ma non stringe le cinture di sicurezza. In fondo, non ce n’è bisogno,
la sessione è finita e non c’è nessuno in pista al di fuori dei mezzi di
soccorso. All’altezza delle piscine, tra la prima e la seconda “esse”, avviene
l’imponderabile: Jean Ragnotti, Rallysta di ottimo livello e specialista
dell’endurance sta compiendo un giro del tracciato con la safety car, uscendo
dalla prima delle varianti, che è una curva cieca, si trova davanti la vettura
di Inoue e la tampona violentemente, fino a farla capottare.
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| La monoposto di Taki Inoue ribaltata |
Inoue, che ha il
casco ma non le cinture, viene sbalzato fuori dalla vettura, ma se la cava solo
una lieve commozione cerebrale. Il secondo capitolo della sua leggenda si
compirà all’Hungaroring quando, nel tentativo di rimediare un estintore e
salvare dal rogo la sua vettura che sfumacchia col motore arrosto, riuscirà
nell’impresa di farsi mettere sotto da una macchina di sicurezza che stava
intervenendo sul posto.
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| Takachiho Inoue investito dalla safety car |
Un repentino ed inaspettato ritiro dei suoi sponsor ci ha privati della sua presenza nella stagione 1996 in cui, alla guida di una delle peggiori Minardi della storia, avrebbe potuto solo accrescere il suo mito con nuove performance mirabolanti, sempre ammesso che fosse riuscito a qualificarsi. Nella storia della formula 1 ci sono migliaia di leggende, ma quella dell’uomo investito due volte da una safety car in un anno ha solo il volto di Takachiho Inoue detto Taki.
The Backmarker



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