Gli
anni ’80 sono stati sicuramente gli anni della moda, del “sotto il vestito
niente” e dell’esagerazione estetica. Tra tutti gli sport, proprio la Formula 1
non poteva sfuggire al fascino della Milano da bere e delle sue sfilate
prét-a-porter. A dare il “la” all’invasione degli stilisti nella massima
formula fu Luciano Benetton da Treviso, che nel 1983 si associò alla Tyrrell
diventando main sponsor, sulla scia dell’entusiasmo per il GP di New York,
previsto in calendario per quell’anno e mai disputato.
L’anno dopo la casa
italiana si accoppiò all’Euroracing Alfa Romeo, ma l’annata fu negativa e quella ’85 lo sarebbe stata
ancora di più.
Dunque, a stagione iniziata, la Benetton decise di
acquistare e riportare in pista la Toleman (che aveva sfoggiato il marchio Sergio Tacchini in passato), rimasta ai
box perché senza un fornitore di pneumatici, per poi ribattezzarla come
Benetton nel 1986. Tra alti e bassi, con
due titoli piloti ed uno costruttori, la scuderia ha resistito fino ai primi
anni 2000.
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| Benetton-Toleman |
Nel frattempo, negli stessi anni, la Minardi si accordò con Simod (scarpe sportive), la Brabham con Emporio Armani e poi Iceberg e la McLaren con Hugo Boss. A quel punto il ghiaccio era
rotto ed i tempi maturi per una nuova sponsorizzazione totale, nacque così il Team El Charro, squadra che schierava in
pista nella stagione ’87 l’AGS motorizzata Ford Cosworth aspirato. La vettura
era un catafalco pesante, sovradimensionato e poco competitivo, ricavata da un
doppio adattamento (prima al turbo e poi all’atmosferico) di una scocca Renault
’85 rimasta in magazzino. Con al volante il francese Pascal Fabre, la vettura
andava così piano che ad un certo punto lo stato maggiore di El Charro, marchio
stile western di gran moda negli anni ’80, decise coscientemente di puntare
sulla lentezza per farsi pubblicità, con il povero Fabre umiliato da sei-sette
doppiaggi a gara, che però gli garantivano alcuni minuti di inquadrature che
altrimenti non avrebbe mai avuto. Sostituito Fabre con Moreno, il Team El
Charro riuscì a guadagnare persino il punto del sesto posto ad Adelaide grazie
alla squalifica di Senna, prima di abbandonare l’AGS, che avrebbe corso fino al
’91 da sola.
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| Monoposto Team El Charro |
Si, proprio così, una Benetton. La F.1 stava diventando una vetrina
molto succulenta e, per accorciare i tempi e limitare le spese, Trussardi aveva
acquistato un telaio Benetton dell’anno prima già motorizzato BMW, ma
ribattezzato Megatron come già accaduto per Arrows e Ligier, affidando ad un
team esterno la gestione in pista della squadra. Purtroppo per il patto della
concordia questo non era possibile, in quanto la Trussardi era di fatto una
Benetton privata gestita da un altro team e i privati non erano ammessi dal
regolamento. Trussardi provò a smuovere le acque per partecipare lo stesso, ma
senza troppa convinzione e finì col rinunciare, già stanco di quel mondo così
dorato ma così puntiglioso.
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