Settembre
1973, Mosport Park, Ontario, Canada. È in corso di svolgimento il penultimo GP
di una stagione drammatica, Stewart ha già conquistato il suo terzo alloro in
quel di Monza qualche settimana prima e
veleggia al secondo posto intorno al trentesimo giro, quando il turbolento Jody
Scheckter, complice il tracciato viscido, entra in collisione con Francois
Cevert, provocando uno sconquasso ed ostruendo completamente la fatiscente
pista canadese. Stewart e Beltoise riescono in qualche modo ad evitare il
groviglio e si scambiano più volte le posizioni, mentre Fittipaldi si trova la
strada sbarrata e perde moltissimo tempo prima di liberarsi.
Nel caos generale
la direzione corsa perde completamente la bussola e invece di sospendere la
gara e dividerla in due tronconi, opta per una scelta folle: mandare in pista
la safety car. Di comune uso oltreoceano, la vettura di sicurezza era per il
resto del mondo una stravaganza mai vista prima, davanti alla quale nessuno
sapeva come comportarsi.
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| La safety car, una Porsche 914 gialla, davanti alla ISO-Marlboro di Ganley |
Il buon Eppie Wietzes, pilota con un magro passato di
poche gare in F.1 si lancia così alla guida di una Porsche gialla davanti al
plotone. Come se non bastasse, nel momento dell’ingresso in pista della safety
car, il leader Stewart si ferma ai box. A quel punto Wietzes accosta per
attenderlo, ignorando il fatto che egli stia cambiando le gomme e il pit stop
si stia per giunta rivelando molto più lungo del previsto.
Nel frattempo, con
Stewart bloccato in pit lane molti dei piloti che lo avevano scavalcato,
approfittando della sosta, sorpassano ignari la safety car guadagnando un giro,
al pari di alcuni piloti doppiati tra cui Revson. Per tagliare la testa al
toro, la safety car si piazza davanti all’ignaro Howden Ganley, in quel momento
undicesimo (o ottavo, secondo alcuni).
A quel punto i cronometristi, in evidente stato confusionale,
cominciano a considerare senza valido motivo Ganley come leader della gara e in
sua funzione ricavano i distacchi, al punto che non è più possibile ricostruire
una classifica decente sulla base di quanto successo. Probabilmente, in testa
c’è uno tra Jackie Oliver e Beltoise, ma vallo a dimostrare.
Nella farsa più
totale si arriva fino a fine gara, con Fittipaldi che rimonta ed è convinto di
aver vinto, al punto che il suo boss Colin Chapman si lancia nel suo tipico
modo di festeggiare lanciando in aria il cappello. Tuttavia, mentre i meccanici
Lotus si congratulano tra di loro e festeggiano con quelli dei box vicini, ci
si accorge che in realtà nessuno ha ancora sventolato la bandiera a scacchi,
cosa che avverrà quasi un minuto dopo, al passaggio di Revson. A quel punto, il
caos raggiunge il suo culmine. Per un attimo è Ganley ad essere considerato
vincitore, mentre Jackie Oliver giura che la vittoria è sua e Fittipaldi è
costretto ad interrompere i festeggiamenti.
Dopo oltre due ore di furioso
dibattito, l’ordine d’arrivo viene stilato in via ufficiale : ha vinto Revson,
secondo è Fittipaldi, che sale sul podio ridendo sarcasticamente, terzo si
classifica un imbufalito Oliver e Ganley si deve accontentare del sesto posto. Lo
stato maggiore della Lotus protesta vivamente, Revson non ha mai sorpassato
Fittipaldi durante la gara e, visto che ad un certo punto era addirittura
dietro di un giro, è impossibile che abbia vinto, ma tant’è. La Federazione
aveva già perso sufficientemente la faccia durante la gara, serviva assolutamente
un vincitore ed una classifica. Qualunque essi fossero.
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| Il podio con Fittipaldi e Revson |
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