martedì 15 luglio 2014

Scusi, sa mica chi ha vinto?



Settembre 1973, Mosport Park, Ontario, Canada. È in corso di svolgimento il penultimo GP di una stagione drammatica, Stewart ha già conquistato il suo terzo alloro in quel di Monza qualche settimana prima  e veleggia al secondo posto intorno al trentesimo giro, quando il turbolento Jody Scheckter, complice il tracciato viscido, entra in collisione con Francois Cevert, provocando uno sconquasso ed ostruendo completamente la fatiscente pista canadese. Stewart e Beltoise riescono in qualche modo ad evitare il groviglio e si scambiano più volte le posizioni, mentre Fittipaldi si trova la strada sbarrata e perde moltissimo tempo prima di liberarsi.

Jackie Stewart
 
Nel caos generale la direzione corsa perde completamente la bussola e invece di sospendere la gara e dividerla in due tronconi, opta per una scelta folle: mandare in pista la safety car. Di comune uso oltreoceano, la vettura di sicurezza era per il resto del mondo una stravaganza mai vista prima, davanti alla quale nessuno sapeva come comportarsi. 

La safety car, una Porsche 914 gialla, davanti alla ISO-Marlboro di Ganley


Il buon Eppie Wietzes, pilota con un magro passato di poche gare in F.1 si lancia così alla guida di una Porsche gialla davanti al plotone. Come se non bastasse, nel momento dell’ingresso in pista della safety car, il leader Stewart si ferma ai box. A quel punto Wietzes accosta per attenderlo, ignorando il fatto che egli stia cambiando le gomme e il pit stop si stia per giunta rivelando molto più lungo del previsto. 
Nel frattempo, con Stewart bloccato in pit lane molti dei piloti che lo avevano scavalcato, approfittando della sosta, sorpassano ignari la safety car guadagnando un giro, al pari di alcuni piloti doppiati tra cui Revson. Per tagliare la testa al toro, la safety car si piazza davanti all’ignaro Howden Ganley, in quel momento undicesimo (o ottavo, secondo alcuni). 
A quel punto i  cronometristi, in evidente stato confusionale, cominciano a considerare senza valido motivo Ganley come leader della gara e in sua funzione ricavano i distacchi, al punto che non è più possibile ricostruire una classifica decente sulla base di quanto successo. Probabilmente, in testa c’è uno tra Jackie Oliver e Beltoise, ma vallo a dimostrare. 
Nella farsa più totale si arriva fino a fine gara, con Fittipaldi che rimonta ed è convinto di aver vinto, al punto che il suo boss Colin Chapman si lancia nel suo tipico modo di festeggiare lanciando in aria il cappello. Tuttavia, mentre i meccanici Lotus si congratulano tra di loro e festeggiano con quelli dei box vicini, ci si accorge che in realtà nessuno ha ancora sventolato la bandiera a scacchi, cosa che avverrà quasi un minuto dopo, al passaggio di Revson. A quel punto, il caos raggiunge il suo culmine. Per un attimo è Ganley ad essere considerato vincitore, mentre Jackie Oliver giura che la vittoria è sua e Fittipaldi è costretto ad interrompere i festeggiamenti. 
Dopo oltre due ore di furioso dibattito, l’ordine d’arrivo viene stilato in via ufficiale : ha vinto Revson, secondo è Fittipaldi, che sale sul podio ridendo sarcasticamente, terzo si classifica un imbufalito Oliver e Ganley si deve accontentare del sesto posto. Lo stato maggiore della Lotus protesta vivamente, Revson non ha mai sorpassato Fittipaldi durante la gara e, visto che ad un certo punto era addirittura dietro di un giro, è impossibile che abbia vinto, ma tant’è. La Federazione aveva già perso sufficientemente la faccia durante la gara, serviva assolutamente un vincitore ed una classifica. Qualunque essi fossero. 

Il podio con Fittipaldi e Revson

The Backmarker

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