giovedì 4 settembre 2014

Il (calcio)mercato delle pulci


Crisi, austerità, recessione, no money, no dinero, sine pecunia non si cantano messe. Sono anni ormai che questa crisi ha rallentato la crescita dell'economia mondiale, in alcuni casi arrestando addirittura lo sviluppo di determinati settori lavorativi e di Paesi interi. Eppure il mondo del calcio, cosi come di qualsiasi altro grande business, sembra non aver risentito affatto di questo periodo di recessione. Infatti, a quasi 72 ore dal termine di questa sessione estiva del calciomercato, sono state analizzate le cifre investite dai singoli club e gli esborsi totali di tutti i maggiori campionati attivi nella compravendita di calciatori in questa torrida estate sportiva 2014.

I campionati che hanno investito di più totalmente sono nell'ordine: Premier League, Liga, Serie A (ebbene si...), Bundesliga ed infine Ligue 1. Parliamo di cifre folli ed impensabili, parlando di uno sport: precisamente si tratta di 835 milioni di euro (questi soldi arrivano grazie al nuovo contratto triennale sui diritti tv che fattura 3,8 mld), 540 milioni e 330 milioni. Questi numeri spaziali sono quelli sborsati rispettivamente nel campionato inglese, spagnolo e italiano; in Germania ed in Francia sono stati spesi soltanto 280 e 125 milioni (ma solo perchè il Fair Play Finanziaro ha bloccato il PSG e perchè il Monaco si sta disgregando). La cosa che però fa più riflettere è che la totalità di questi soldi è stata messa sul mercato soltanto da pochissimi club ovvero: Manchester United,  Liverpool, Chelsea, Barcellona e Real Madrid.

Queste squadre hanno speso rispettivamente 200, 150, 115 e qualche cifra che oscilla tra 130 e 150 milioni di euro (per non dimenticare i 111 spesi dall'Atletico). Denaro che è servito per comprare e vendere calciatori come Falcao, Di Maria, Suarez, Kroos, J. Rodriguez e via discorrendo, ovvero top player oppure giovani che lo diverranno presto. Mentre in Italia questi soldi sono stati spesi tra prestiti, scambi, ingaggi onerosi ed acquisti a parametro zero di calciatori attempati dal salario faraonico. Ed il problema è proprio questo...

Mentre all'estero i soldi ci sono e sono pressocchè infiniti, per cui è a dir poco proibitivo sperare di competere economicamente con questi club sul mercato, in Italia mancano nonostante le cifre dicano il contrario. Infatti i 330 milioni che hanno girato in questa sessione estiva del mercato, sono il  frutto di un numero spropositato di operazioni effettuate dai club italiani. Forse è effettivamente arrivato il tempo di porsi delle domande e di darsi delle risposte.

Oramai la Serie A rischia di diventare, qualora non lo sia già, il cimitero degli elefanti dove vedremo giocare gente sempre più "vecchia" a fronte di giovani leve scalpitanti che marciscono in panchina al fianco del proprio allenatore. Si parla tanto del "modello inglese", quando di anglosassone nel calcio britannico oramai è rimasto solo il nome (anche se questo concetto vale anche per la Serie A...).

Infrastrutture, giovani, integrazione e mentalità sportiva (soprattutto questa...) devono essere gli ingredienti per dare il colpo di reni necessario a far risalire questo sport nel nostro Paese. Ma così come per il "podio del fatturato", non bisogna accontentarsi solo delle briciole nelle competizioni che contano davvero. Altrimenti voliamo basso, così giusto per non fare la fine di Icaro...

Alessandro Alberto "Il Dipo" Di Porzio

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