Due. Un numero piccolo, semplice, chiaro, inequivocabile. Per molti è semplicemente un "qualcosa" di più grande di uno, per altri invece significa unione, per gli sportivi ancora è il peggiore degli incubi. Ma per la Nazionale questo numero rappresenta il punto di partenza...
Due sono le vittorie dell'Italia in due partite disputate dall'arrivo di Conte; due sono le Nazionali viste prima e dopo il Mondiale (anche se è troppo presto per giudicare); due sono gli uomini ai quali il "calcio" ha scelto di affidarsi per risalire dal burrone più profondo nel quale si è ritrovato dai tempi di Calciopoli. Due è anche il numero dei gol segnati dal calciatore simbolo delle due prime uscite della Nazionale post-Mondiale, quel giovanissimo Simone Zaza che ha già fatto intravedere ottime cose in Serie B e nella scorsa stagione in Serie A e che ha cominciato come meglio non poteva quest'ultima.
La legge dei numeri è sottile ed estremamente minuziosa, ma in uno sport come il calcio questo non è tutto. I numeri sono l'espressione oggettiva di dati ed operazioni; si aggregano, si sommano, si moltiplicano tra di loro. L'ex tecnico bianconero è arrivato per "unire e non per dividere" e giungere ad un risultato concreto, la conquista di un traguardo prestigioso che ormai manca da anni al calcio italiano a livello di club e a livello Nazionale. Nemmeno Prandelli c'era riuscito, colui il quale era stavo invocato come salvatore della patria dopo la disfatta del Mondiale africano nel 2010: la sua Italia doveva essere quella aperta ai giovani, per i giovani e dal calcio champagne pragmatico e propedeutico al risultato finale. Ma alla fine il sogno, soltanto sfiorato, della conquista di un trofeo continentale nel 2012 si è trasformato nel peggior incubo "mondiale" solo dopo due anni. Adesso c'è un'altra Italia, forse l'antitesi della Nazionale Prandelliana, che rappresenta in toto il suo nuovo allenatore: giovane sì, ma affamata; meritocratica, cattiva sul campo e anche impopolare se necessario. Si perchè la fame di vittorie non ha età e non ha limiti. Conte lo sa bene e, dopo aver vinto tanto con la Juventus, vuole tirare il massimo anche dai calciatori che dovranno sudare per conquistare il posto in azzurro: uno su tutti, Balotelli.
"Unire e non per dividere" perchè è meglio affrontare insieme un percorso tortuoso e irto di ostacoli, mai da soli. Perchè rischiare di non arrivare lontano? Il "calcio" italiano è vecchio, ha esperienza ed è in possesso di una certa saggezza: per questo motivo ha scelto di affidarsi ad un "giovanotto" di 71 anni per risollevare le sorti dello sport più popolare del Bel paese. Carlo Tavecchio e Antonio Conte hanno in mano loro tutto il sistema Calcio, hanno potere politico e tecnico. Il neo presidente federale ha in programma riforme cruciali destinate a risollevare il campionato italiano e ad aiutare le scelte del tecnico azzurro scelto proprio da lui: la riduzione del numero di squadre del massimo campionato da 20 a 18 ed un numero minimo di calciatori italiani per ogni club. Si spera soltanto che questo non sia un metodo per ridurre alla meno peggio possibili casi "Optì Pobà"...
Ma in un sistema numerico, apparentemente esatto, può capitare di trovare una variabile indipendente inaspettata che non sottende a delle leggi precise e viene scoperta per puro caso. Trattasi di quel Simone Zaza di cui sopra, che nessuno avrebbe pensato potesse rivelarsi già da ora una realtà così consolidata. Due gol, in due partite ufficiali (uno in campionato con il Sassuolo e uno all'esordio azzurro) e due occasioni nitide contro la Norvegia che hanno impedito di arrotondare un bottino già cospicuo per l'azzurrino ormai diventato grande a tutti gli effetti. Bisogna solo aspettare che la completa maturazione venga da sé e che con esso possa crescere tutto il resto.
Perchè la legge dei numeri è impercettibile, ma sempre evidente. Ed il calcio non è una scienza esatta, chiedetelo a Conte e a Tavecchio. Loro lo sanno. Noi lo sappiamo.
Alessandro Alberto "Il Dipo" Di Porzio

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