martedì 23 settembre 2014

Il lato oscuro dell'azzurro

Passare dalla luce dell'esaltazione della vittoria in Europa League all'oblio più nero e profondo della seconda sconfitta in campionato
e mostrare due lati di sè che sono le due facce della stessa medaglia nel giro di una settimana? Si può. Il disastroso avvio di stagione del Napoli di Benitez, il peggiore degli ultimi 5 anni, ne è la prova concreta. La parabola discendente è cominciata dalla notte-incubo di Bilbao ed ha toccato la sua gola più profonda con la sconfitta contro l'Udinese (la seconda consecutiva dopo quella con il Chievo), partita che ha gettato benzina sul fuoco dei dissapori e delle polemiche che regnano sovrani nell'ambiente intorno alla squadra.

I motivi di questo inizio shock sono molteplici e da condividere equamente tra società e settore tecnico e sono da ricercare andando a ritroso nel tempo a partire dal luglio scorso nel ritiro estivo di Dimaro. In questa sede il presidente De Laurentiis annunciò davanti a tutti, tifoseria e addetti ai lavori, che "il Napoli non può aspettare gli ultimi 4-5 giorni del mercato, arriverà la ciliegina sulla torta" sventolando a destra e a manca la bandiera dello scudetto come obiettivo da raggiungere a tutti costi nel nuovo campionato. Ma alle parole non sono seguiti i fatti, agendo in maniera molto superficiale in sede di calciomercato ed arrivando in maniera totalmente impreparata al preliminare di Champions contro l'Athletic.

La partita persa contro gli spagnoli ha creato una serie infinita di avvenimenti a cascata che si sono ripercossi sul percorso degli azzurri fino ad ora ed è andato a toccare un nervo scoperto che ha completamente destabilizzato l'ambiente: innanzitutto la perdita dei 40 milioni di euro dovuta dall'eliminazione dal preliminare, le successive polemiche riguardo l'inattivismo sul mercato e, soprattutto, la mancanza di programmazione della società che evidentemente ha condizionato anche lo staff tecnico ed i giocatori. La situazione nella quale naviga adesso la squadra partenopea, tralasciando i fattori intrinseci al campo da gioco, è figlia dei motivi di cui sopra soprattutto perchè sembra che ci sia uno sfilacciamento tra area societaria ed area tecnica in termini di obiettivi e di tappe da seguire.

Le trattative Gonalons e Kramer, fallite dopo un tira e molla continuo, ed il "sogno mancato" Mascherano sono stati i primi campanelli d'allarme di un calciomercato molto disorganizzato sotto tutti i punti di vista volto più allo sfoltimento e al rimpiazzo, che al rinforzo di una rosa incompleta in panchina, a centrocampo e a difesa: la partenza libera di Reina, la svendita di Behrami, Dzemaili e Pandev, ma soprattuto la cessione flash di Fernandez, ne sono una prova. Così come l'attendismo flemmatico e sfrenato nella ricerca dei nuovi innesti (solo Michu era stato preso ad inizio agosto insieme a Koulibaly) è stato un altro segno del disordine organizzativo dirigenziale, basti pensare che De Guzman è arrivato soltanto il giorno stesso del match di andata contro i baschi. Tutto questo ha inevitabilmente inflluito dal punto di vista tecnico, in quanto lo stesso Benitez si è ritrovato tra le mani una rosa costituita da calciatori che erano le seconde o le terze scelte dell'agenda di Bigon e colleghi, e dal punto di vista emotivo su tutto l'ambiente azzurro, a quel punto, completamente inviperito e gelido nei confronti del loro amato club. 

Ma i segnali più preoccupanti sono arrivati proprio dai match contro Chievo ed Udinese, entrambi finiti con il punteggio di 1-0 ed entrambi uniti dallo stesso copione: Napoli che controlla il campo, attacca (seppur in maniera discontinua) e gli avversari che riescono a capitalizzare alla prima occasione. Nel corso di queste partite gli azzurri hanno dominato la metà campo avversaria ed hanno mantenuto spesso e volentieri il pallino del gioco, arrivando anche in numerosi occasioni alla conclusione senza mai rendersi veramente efficaci ed andando nel panico al primo momento di difficoltà. Ed è proprio qui che "casca l'asino": mai il Napoli di Benitez era mai stato così fragile in difesa (è stato subito gol in tutte le uscite stagionali ufficiali) e mai era stato così sterile in attacco ( 0 gol contro i clivensi e contro i friulani).

Evidentemente questi dati sono l'immagine inequivocabile della nera crisi azzurra, divampata per le ragioni precedentemente descritte e per l'assenza di serenità nello spogliatoio da esse scaturità. Un altro motivo potrebbe essere anche quello della mancanza del rinnovo contrattuale di Benitez, in scadenza a giugno 2015, che aumenterebbe il senso di incertezza nel futuro soprattutto nei confronti di quei giocatori (Higuain, Callejon, Albiol) che sono venuti nel club del capoluogo campano grazie all'arrivo dell'illustre tecnico spagnolo sulla panchina del Napoli. Tuttavia, si può affermare che l'allenatore non è esente da colpe: l'arrivo poco prima della vigilia della partita col Chievo dopo una settimana di permanenza in quel di Liverpool e l'eccessivo turn over applicato al Friuli sono degli episodi che non passano inosservati. Alla stregua dell'assenza del presidente De Laurentiis, il quale non ha proferito verbo dopo nessuna delle due partite, dimostrando una certa lontananza dalla realtà del club.

Adesso però bisogna guardare avanti al prossimo ostico match contro il Palermo di Iachini, reduce da un ottimo pareggio contro l'Inter di Mazzarri. Proprio ora bisogna stare uniti, così come ha richiesto più volte lo stesso Benitez (forse non solo ai tifosi...), intorno alla squadra per conquistare tre punti che rappresenterebbero una vera e propria boccata d'ossigeno per chi è sceso troppo in giù, troppo lontano.


Alessandro Alberto Di Porzio



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